Roberto Baggio: "Non mi interessava altro, io sarei stato disposto a mollare tutto"
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Direttore: Alessandro Plateroti

Roberto Baggio: “Non mi interessava altro, io sarei stato disposto a mollare tutto”

Roberto Baggio

Roberto Baggio racconta il periodo in cui non ebbe il coraggio di incassare lo stipendio dalla Fiorentina.

Nel 1985 Roberto Baggio era un giovane talento emergente del calcio italiano. A soli 18 anni, con la maglia del Vicenza, stava incantando gli stadi italiani a suon di gol e giocate sopraffine. Il suo nome era già sulle agende dei grandi club, e fu la Fiorentina a credere in lui, investendo una cifra considerevole: quasi 3 miliardi di lire.

Roberto Baggio e Andreina Fabbri
Roberto Baggio e Andreina Fabbri

Un talento precoce fermato dal destino

Ma proprio quando il sogno stava per concretizzarsi, il destino si accanì contro il giovane campione. Il 5 maggio, durante una partita contro il Rimini, Baggio si infortunò gravemente al ginocchio destro, riportando la rottura del legamento crociato anteriore e del menisco. Nonostante l’infortunio, la Fiorentina non fece marcia indietro: lo aspettò, con pazienza e fiducia.

La vergogna di un campione: “Non giocavo, non potevo incassare”

Durante i lunghi mesi di riabilitazione, Baggio non pensava ai soldi, né alla fama. La sua unica ossessione era tornare in campo. In un’intervista rilasciata al podcast ‘BSMT’ di Gianluca Gazzoli, ha raccontato: “Quando mi sono fatto male, l’unica cosa che pensavo era tornare il prima possibile a giocare. Non mi interessava altro, io sarei stato disposto a mollare tutto, soldi, non soldi, non mi interessava niente, io avevo sempre quel sogno che mi accompagnava. A me interessava tornare, stare bene, soprattutto, perché senza la salute non avrei potuto far niente e basta.”

Ma è un altro episodio che colpisce il cuore dei tifosi: “Se è vero che non andavo a prendere i soldi dello stipendio? Sì, andavo a ritirare la busta, solo che non avevo il coraggio di metterla in banca, perché non giocavo e mi vergognavo, sono fatto così.”

La situazione si sbloccò solo dopo sei mesi: “Poco prima di Natale mi chiama il segretario e mi dice: ‘Ma ascolta un attimo, ma mi dici dove hai messo gli assegni?’. Io rispondo: ‘In casa’. Avevo il telefono sopra un cassetto all’entrata, dove avevo messo le sei buste. Gli dico: ‘Li ho qua’. Lui mi fa: ‘Ma cosa aspetti a metterli in banca?’. Allora rispondo: ‘Eh, adesso andrò, andrò, andrò’. Ma in realtà… poi ho dovuto farlo ovviamente, però se fosse stato per me…”

Un episodio che rivela la profonda umiltà e coscienza di un campione che ha sempre messo la passione per il calcio davanti a tutto.

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ultimo aggiornamento: 26 Luglio 2025 12:34

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